venerdì 27 febbraio 2009

SHU HA RI


SHU HA RI è il termine giapponese con cui si definisce il rapporto tra allievo e maestro.

SHU (obbedire - proteggere) è il rapporto che ha l’allievo verso il maestro nei primi anni di pratica, è assimilabile al rapporto tra un padre e il figlio sino all’età dell’adolescenza. L’allievo assorbe tutto quello che gli insegna il maestro, non discute su nulla … possiamo dire “pende dalle sue labbra”. Il Maestro guida l’allievo come un padre che cresce il figlio, segue e incoraggia i suoi progressi. E’ in questa fase che vengono gettate le solide basi per il futuro.
HA (rottura - frustrare) è il cambiamento che avviene, indicativamente, quando l’allievo arriva al 1° DAN, vuole cominciare a uscire dagli schemi e dare personalità alla propria pratica. In questa fase l’allievo mette in discussione il proprio Maestro. Per il Maestro comincia un periodo di “frustrazione”, l’allievo comincia le suo domande con “Perché?…”. A questo livello il Maestro è “Il Maestro di un arte” ma l’allievo comincia a essere l’istruttore di qualcuno .

RI è il momento in cui l’allievo è salito di grado, una cintura nera di alto livello. Arrivati a questo punto l’allievo vuole avere la sua scuola, insegnare il suo Karate, il Karate visto con i suoi occhi, con la sua personalità. L’allievo continua a crescere ma grazie alla sua curiosità e all’auto scoperta, alla sperimentazione.

SHU HA RI non è un processo lineare, è assimilabile a una serie di cerchi concentrici. Esiste SHU che contiene HA, e SHU HA che contengono RI.
Se l’allievo non sorpasserà mai il suo Maestro, alla meglio l’arte stagnerà. Se l’allievo non arriverà almeno al livello del Maestro, l’arte si deteriorerà. Ma se l’allievo riuscirà ad assimilare tutto il sapere del Maestro e migliorare, quindi aggiungere, l’arte continuerà a crescere e progredire.
Quanto scritto è stato da me tradotto da un testo in inglese, ma l’idea di postare questo argomento nasce da un articolo che ho letto tempo fa su Samurai scritto da Sergio Roedner. In ogni modo credo che chiunque pratichi viva, in base al proprio livello e al tempo di pratica, questa esperienza.

giovedì 26 febbraio 2009

Kaingeico


Si è svolto questa mattina, dalle 5.45 alle 6.45 il primo allenamento dei ciclo che abbiamo battezzato con il nome di Kangeico. Direi ottimo risultato.
Grazie a tutti.
Oss!!!

martedì 24 febbraio 2009

Manca poco ...



... Giovedì 26, mattina, ore 5.45 si comincia!!!

Oss!!

Primitivo, irruente,istintivo


“Italiani e Giapponesi, quando stanno bene, sono sereni, felici, si comportano allo stesso modo; in contingenze negative, di stanchezza, di difficoltà, sono molto diversi. Voi dovete pensare, ragionare, usare sempre la testa ; noi no,prima dobbiamo fare. La stessa cosa nel karate, la tecnica è inutile, bisogna provare, non pensare. Nelle arti marziali se non si prova, se non si fa, non si arriva mai a capire. Questa è la differenza più grande che sento tra Italiani e Giapponesi. ……….. La strada (do) è diversa per ognuno di noi, ognuno ne sceglie una e la deve percorrere fino in fondo (jinbun no michi = la mia strada); non devo copiare la strada di un altro, nessuno può percorrere i miei passi: ci vuole coraggio, si può sbagliare ma se sbaglio; sbaglio io e io rispondo di me stesso: e solo io capisco dai miei sbagli e imparo a migliorare. L’obbiettivo di ogni strada è solo migliorare se stessi. ………….. Tecnicamente nel Karate tradizionale c’è sempre massimo controllo, Kime, Mai Ko. Per noi il Karate è un mezzo per migliorare se stesi, io non insegno a picchiare,a fare prevalere la ragione del più forte; chi è forte deve avere il massimo autocontrollo,capire nel profondo. Io ora ho capito che chi è più forte deve essere ancora più gentile, non il contrario(chi è più forte = più prepotente), ma per arrivare a questo deve soffrire, si deve temprare tecnicamente e fisicamente. Chi non ha sofferto,non arriverà mai alla gentilezza. Questa è la ‘virtù’ del Karate. C’è quella positiva = jintoku(virtù della personalità) e quella dell’ arte marziale = butoku, che non è solo cercare quello che è positivo, ma una virtù che insegna che tante voltesi soffre, tante volte si deve superare il momento della sofferenza; ci si deve dunque temprare tecnicamente. Cmq chi è forte deve allenarsi a migliorare se stesso e acquisire così la gentilezza. ………….. Come ho detto ‘tradizionale’ significa ‘continuare’ ma accettando cambiamenti e migliorie. Nel tempo tutto subisce un’ evoluzione, si cerca sempre di migliorare, di tenere il positivo e togliere il negativo. ……………. Nello Shotokan ci sono 26 Kata; chi non è capace né di fare Kumite né Kata non può parlare di tradizionale. ………….. Oggi gli stili nel Kumite si stanno avvicinando; ma non bisogna mai dimenticare la propria origine. Come ho gia detto solo conoscendo e accettando la nostra origine si è sicuri di sé stessi e diventa possibile accettare culture diverse dalle nostre. …………. A gli agonisti, ai giovani( italiani, giapponesi, inglesi, internazionali) piace il combattimento. Ognuno ha le sue caratteristiche e vorrebbe provarsi. Nel campo del Karate, ci sono tre possibilità: chi è forte fisicamente, oppure sportivo( che significa portato al combattimento), oppure chi propende per il Goshin Jitsu, la difesa personale. Quindi: nel primo caso lo fa per allenare i muscoli, nel secondo per prepararsi al combattimento, nel terzo per sapere difendersi. Gareggiare a livello internazionale è una grande opportunità per l’Italia, per i giovani, per capire non solo il Karate ma altre mentalità. La mente diventa più aperta. Per esempio io insegno che la tecnica di Karate è mezzo: chi è interessato al Karate deve approfondire la cultura giapponese, per esempio andare ai ristoranti giapponesi, leggere i libri sul Giappone, andare in Giappone, deve sapere tante cose della cultura giapponese. Altrimenti non si riesce a capire il Karate nel profondo. ……………. Dentro il Karate ci stanno tante cose:basta imparare e applicarle nella vita. Chi non è capace di applicare vuol dire che non ha ancora imparato, ha solo copiato esternamente. Nella nostra vita esistono i peccati di concupiscenza – i 108 bonno, (inganno delle passioni) diciamo noi in Giappone – esiste ciò che è negativo. Ma se le cose negative sono 49 e le positive 51, bene, si sta già migliorando, si è gia positivi. L’ importante è sempre cercare di migliorare, per questo c’è bisogno di tanto allenamento ed esperienza. Chi fa esperienza (anche tramite il Karate) comprende, accetta tutto ciò che è anche negativo, e impara ad applicare alla vita ciò che ha capito. Applicare non vuole dire solo imparare e basta, bisogna provare. Accettare la propria negatività e cercare di migliorare. “ognuno deve capire cosa gli piace, se preferisce una cosa piuttosto che un’ altra; finche la può avere bene, ma quando non può più e deve fare qualcosa che non gli piace, deve accettare quel momento perché lì c’è la chance, li ci si prova e ci si comincia a superare. Per esempio a qualcuno piace la carne, ne mangia tutti i giorni, poi un giorno basta, si stanca e non ne vuole più, vuole cambiare: quello è il momento di calarsi nel profondo di sé stessi, quello è il momento in cui si ha l’opportunità di capire e modificare. Bisogna capire profondamente e sottilmente: magari –è un esempio!- basta modificare il modo in cui si cucina la carne, aggiungere o togliere qualche ingrediente. L’ importante è capire e applicare. Così, abituandosi pian piano, la sua idea da negativa diventa positiva. Se diventa positiva, basta! In quel momento, insegna lo zen, si deve andare nel profondo e trasformare il negativo in positivo. Che sia tutto perfetto nella vita è difficile, impossibile, vero? I 108 bonno sono nella natura degli uomini. ………………. Penso che ognuno decida da solo quello che gli piace o non gli piace. Se uno continua (a fare una cosa) per anni e anni, significa che gli piace. Quando qualcosa piace davvero, per esempio se piace l’arte marziale, bisogna tirar fuori la propria personalità. Come il pittore sceglie la sua tecnica, la sceglie e la approfondisce, così anche noi scegliamo la tecnica, che ci piace di più, calcio o pugno, oppure un kata piuttosto che un altro. Cosi si deve entrarci e studiarla approfonditamente. Magari non ci piace una tecnica o un kata: si deve accettare e capire il perché. Così il Karate diventa mezzo per capire profondamente se stessi. Però non bisogna concentrarsi per capire, per migliorare, no: in questo gli italiani sono un po’ diversi. Devono sempre studiare, ragionare per capire: no, prima bisogna fare, fare, fare. Poi attraverso il Karate che è mezzo per migliorare, si arriveranno a capire tante cose. Anche il maestro Shirai credo insegni questo da sempre: non bisogna capire (con la testa) se una cosa ci piace o no, si deve ascoltare la sensazione che ci da. Non copiare (il concetto si deve copiare, non la tecnica:questa si può copiare solo agli inizi), non ragionare. Questa è la mia opinione: a te piace questa cosa? Ok, allora approfondiscila, piano piano la personalità verrà fuori. Da 45 anni pratico il Karate , tante volte avrei voluto smettere, ma continuo perché evidentemente mi piace. Allora, se non ho cambiato mestiere, significa che ho superato quei momenti. “A me piace la realtà, quando non c’è realtà non mi fido. Se mi piace qualcosa, la voglio mangiare, o toccare; facendone esperienza diretta, solo così arriva la sicurezza di sé e dei propri gusti. Sto dicendo la stessa cosa dall’inizio, si torna sempre allo steso punto: in qualsiasi cosa, in qualsiasi materia, in qualsiasi campo è uguale. Anche nell’arte ciò che conta è la sensazione: ci si muove d’istinto. Un mio difetto è quello di non calcolare mai prima, ma agire subito d’istinto; e dopo capire. Per esperienza se agisco per calcolo và male, se faccio una cosa perché sono convinto va bene: non so perché ma è proprio così!”
Intervista a Takeshi Naito DI Carli Rossi e Alice Ripa pubblicato sù SAMURAI

lunedì 23 febbraio 2009


Cari amici, per coloro che non hanno avuto occasione di leggere l'Informazione di domenica 22 febbraio, riporto il testo dell'articolo sugli esami per il passaggio di kyu (pag. 27). La foto è piccola, ma sabato avevo poco spazio a disposizione. Ho preferito comunque pubblicare il pezzo prima possibile. Oss

"SHUN KU KAN" SOTTO ESAME
PASSAGGIO DI KYU PER GLI ALLIEVI

Shun ku kan continua a crescere. Nei giorni scorsi la società sportiva dilettantistica ha organizzato gli esami di karate tradizionale per il passaggio di kyu di 18 adulti e 15 bambini, che hanno conquistato la cintura di grado superiore dimostrando al maestro Maurizio Munari, sesto dan, quanto appreso durante gli allenamenti settimanali. Gli allievi si sono cimentati nei kyon (fondamentali, ovvero movimenti di base) e nel kumite (combattimento), per concludere con un kata (forma), specifico per ogni livello. Gli adulti hanno sostenuto la prova a Reggio Emilia, nell'Akarui dojo del maestro Munari, mentre i più piccoli sono stati esaminati nella palestra Injoy di viale Milazzo, dove ha sede l'unica scuola di karate tradizionale di Parma, di Luca Mossini, terzo dan. Coinvolti in un'esperienza formativa importante, bambini e ragazzi dai cinque ai 13 anni, seguiti da Diego Mainardi, hanno affrontato con determinazione il momento della valutazione. Shun ku kan, che aderisce alla Fikta (Federazione italiana karate tradizionale e affini), ha circa 50 iscritti ai corsi, che si ispirano agli insegnamenti dei maestri Hiroshi Shirai e Takeshi Naito. Gli allievi, suddivisi in gruppi di principianti, cinture colorate e cinture nere, oltre agli allenamenti settimanali hanno la possibilità di partecipare a numerose iniziative, tra stage e competizioni, organizzate a livello provinciale, regionale e nazionale.

STAGE REGIONALE FIKTA

Si è svolto Domenica 22 Febbario lo stage regionale FIKTA a Calderino (BO). Hanno diretto lo stage i maestri 6°DAN, Guidetti, Ghedini, Munari, Pesce, Sedioli e il Maestro Ukmar 5° DAN.




domenica 22 febbraio 2009

Tecniche di kumitè

Riporto gli esercizi di kumitè di venerdi (come al solito abbiate pazienza per gli errori sui nomi)

Prima serie: ricerca della distanza, uno stà fermo e l'altro esegue le tecniche
  • Oitzuki
  • Zukiashi-jakuzuki
  • Kizami tzuki
  • Deshibarai-kizami tzuki
Seconda serie: gonosen, uno attacca l'altro difende e contrattacca
  • Attcco: oitzuki
  • Difesa: ageuke-jacutzuki
  • Attacco: Zukiashi-jakuzuki
  • Difesa: gedanbarai-jacutzuki
  • Attacco: kizami tzuki
  • Difesa: Sotouke-jakutzuki
  • Attacco: maegeri
  • Difesa: gedanbarai-jacutzuki
  • Attacco: deshibarai-kizami tzuki
  • Difesa: accetta (le nere fanno qualcosa ma non mi ricordo...)

Terza serie: uno attacca, l'altro difende e contrattacca, l'attaccante difende e contrattacca e chi difende chiude la tecnica

  • Attcco: oitzuki
  • Difesa: ageuke-jacutzuki
  • Attacco:gedanbarai-jacutzuki
  • Difesa: gedanbarai-kirikaeshi kizami maegeri

Foto Stage !!!





Posto 2,3 foto le uniche che sono riuscito a fare ... avrei fatte di piu,e che c'era tanta confusione,e sono scappati tutti a cambiarsi,,,
Un saluto a tutti quelli che hanno partecipato! Oviamente anche al resto del gruppo ! Siete Fortissimi!!!

venerdì 20 febbraio 2009

Il Karate a Parma


Eccoci tutti assieme.
Piano piano stiamo crescendo, grazie a Luca, al Maestro e a tutti noi stiamo diventando una realtà importante nel panorama delle arti marziali di Parma.
Ma dobbiamo fare di più, crescere crescere, solo così la tradizione può continuare, in pochi si finisce con l'implodere.
Oss!

giovedì 19 febbraio 2009

KANGEIKO o Kanchu Tanren


Il KANGEIKO consiste in sessioni di allenamenti speciali praticati nel periodo invernale, in particolare tra Gennaio e Febbraio quando il tempo è più freddo. La pratica può essere differenziata ma si conclude sempre allo stesso modo: con una doccia fredda.Il Kangeiko, detto anche Kanchu Tanren, è la Pratica del Freddo. Kangori è invece la doccia fredda, letteralmente abluzioni fredde.L'allenamento speciale praticato durante il periodo caldo dell'estate è invece chiamato Shochugeiko, Pratica di Mezza Estate .
Durante il kangeiko bisogna alzarsi subito, non preoccuparsi del freddo, essere regolari nella propria pratica, fatto che richiede forza di volontà."L’esperienza del freddo è forse la prima esperienza della nascita. Il freddo e la fame sono sensazioni che toccano i livelli più profondi e forse più primari del nostro subcosciente. Probabilmente per questo, nelle varie religioni, si pratica il digiuno o la resistenza al freddo.Sta a noi mettere in opera queste pratiche, non solamente nell’occasione del kangeiko, ma in ogni momento, al fine di stabilire una relazione col nostro subcosciente.
Ho cercato una motivazione x potermi alzare giovedì e presto aiuto a quelli pigri come me k al mattino nn riescono ad alzarsi...spero vi sia d'aiuto!

OSS!!!!!

Due ruote di un carro

Con riferimento al post scritto da Fabrizio, pubblico un passaggio del libro "Karate do Nyumon", scritto da Shingeru Egami, nel quale si affronta proprio la tematica mente-corpo:
"Il problema della mente è profondo. La sua elevazione ad uno stato superiore, l'allargamento e la purificazione di se stessi, sono le ultime cose da conseguire per mezzo della pratica. Si devono allenare mente e corpo, perché diversamente la pratica non ha senso. Tentando di pulire la vostra mente dalle impurità della vita quotidiana, per mezzo del contatto spirituale con gli altri. La mente ed il corpo sono simili a due ruote di un carro, nessuna delle due ha il predominio. Questa è la pratica autentica. Ottenere qualcosa di valore spirituale nella vita è vera pratica. Entrando in contatto fisico con gli altri, si entrerà anche in contatto spirituale. Nella vita quotidiana bisogna arrivare a conoscere le nostre relazioni con gli altri, come ognuno di noi influisca sugli altri e come le idee si possano scambiare. Si devono rispettare gli altri e pensare bene di loro. Le persone devono essere mentalmente aperte e rispettose del benessere e della felicità altrui. In un combattimento, quando riuscirete a trascendere dalla semplice pratica, riuscirete ad essere una cosa sola con il vostro avversario"

Egami incontrò il Mestro Funakoshi nel 1931 e divenne suo allievo.
E' stato uno dei personaggi fondamentali per la diffusione del karate in Giappone e, dopo la morte di Funakoshi, diventò uno dei maggiori punti di riferimento per lo Shotokan che lui stesso aveva contribuito ad elaborare. Per decenni si impegnò nello studio della tecnica; famose sono le sue dissertazioni circa l'efficacia dello tzuki: "Mi sono chiesto per molto tempo se i colpi frontali del Karate fossero veramente efficaci. Ho fatto di tutto, dallo spezzare tavole e tegole al rompere mattoni, ma nonostante queste operazioni fossero andate a buon fine, rimaneva il dubbio circa l'effetto prodotto dagli stessi colpi su un corpo umano". Giunse a conludere, fra le altre cose, che la concentrazione è un fatto peculiare, tanto come fatto mentale, quanto come fatto pratico, ovvero come capacità di riunire tutta la potenza in un unico punto di impatto.
Una delle preoccupazioni maggiori di Egami fu quella di seguire sempre i precetti di pace e genuinità insegnati da Funakoshi, perchè il karate doveva essere praticato come metodo della pace.

Nel 1980, Egami entrò in coma a seguito di una emorragia cerebrale e morì qualche mese dopo. Per tutta la vita aveva sofferto malanni fisici, ma la passione e la scintilla sempre viva lo avevano reso capace di proseguire nello studio del karate con estrema dedizione, trovando di volta in volta il modo di superare le sue debolezze fisiche scegliendo di praticare con metodi sempre nuovi, ma sempre orientati al raggiungimento dell'efficiacia, perchè il karate - come sosteneva Funakoshi - deve essere quello praticabile da tutti, che siano bambini, uomini, donne o anziani.

Ho pensato di scrivere qualche sommaria informazione su Shingeru Egami perchè ritengo la storia della sua vita estremamente interessante. Sicuramente da approfondire.

Fudenji


Rieccomi,
vi avevo anticipato che qualcosa stava bollendo in pentola, assieme a Luca stiamo pensando di organizzare qualcosa di interessante… con lo scopo di unire e far crescere il nostro gruppo, qualcosa che vada oltre la pratica.

Avete mai letto il libro “Zen e Arti Marziali” del Maestro Deshimaru? Sapete chi è il Maestro Taiten Guareschi? Avete mai sentito parlare del Fudenji?

Bene, documentatevi….
P.S. Leggete il post di Fabrizio qui sotto.

I kion personalizzati di Luca

Ogni volta che Luca cambia la sequenza dei kion è apparentemente un dramma: il cervello (parlo per me ma credo che ci siano dei meccanismi validi per tutti) perde il suo punto di riferimento perchè crollano l'abitudine e la ripetitività del gesto. In realtà dietro questo aspetto che ci manda in tilt si nasconde un altro elemento di fondamentale importanza: l'allenamento della mente all'imprevisto. Ovvio che non è semplice e sbagliare non piace a nessuno però, al di là di questo, oltre al gesto meccanico del corpo, alleniamo la mente all'atteggiamento vigile del karatè.
Riporto la sequenza di ieri sera e chiedo scusa se ci sono errori nei nomi delle tecniche:

1.Mae geri-yoko geri
2.Indietro gedan barai-jaku zuki-uraken
3.Avanti mawashi geri-yoko geri-uraken-jaku zuki
4.Matè-kizami mae geri-mae geri-ren zuki
5.Kizami mawashi geri-mawashi geri-jaku zuki-uraken
6.Kizami mae geri-ushiro geri-uraken jaku zuki
7.Matè.

OSS

mercoledì 18 febbraio 2009

Si parte....








Ciao,
sono molto contento dell'entusiasmo dimostrato. Giovedì 26 Febbraio alle 6 di mattina comincerà l'allenamento. Non voglio gente in ritardo, alle 5.45 si inizia e alle 6.45 si finisce, alle 7.00 tutti fuori dalla palestra che per molti comincia la giornata lavorativa.

Chi ha aderito deve esserci, dato l'orario non ci possono esser scuse di impegni. Si tratta di una sola volta alla settimana e lo faremo per un periodo limitato (il kangeiko non durava tutti l'anno).



Prongo di fare 5 allenamenti, in modo da arrivare a fine Marzo, il 26 Marzo sarà l'ultimo.

Dato che lo facciamo durante la quaresima e finiamo quando inizia la primavera, dategli il significato che più vi ispira per motivarvi nell'allenamento.

Se poi piace, vediamo che è utile e funziona, possiamo anche istituzionalezzre l'allenamento dell'alba.

Oss!

lunedì 16 febbraio 2009

Kangeiko e Hoio-Undo

Kangeiko e Hoio-Undo sono due termini che mi piacciono molto e evocano periodi ora mai passati di cui ho solo potuto leggere. Il primo fa riferimento all’allenamento d’inverno fatto nelle prime ore del mattino, i KAN sono i 30 giorni più freddi dell’anno mentre gli Hoio-undo sono degli esercizi supplementari ai fini del condizionamento corporeo, pratica utilizzata negli stili di Karate di Okinawa. Parlerò degli Hoio-undo in un prossimo post, ora scrivo per lanciare un proposta che si riallaccia solo all’idea dell’esercizio supplementare fatto nelle prime ore del mattino.
PROPOSTA
Chi è interessato a fare una sessione di pratica al mattino una volta alla settimana? La mia idea, se ci concedono la sala, è il Giovedì dalle 6 alle 7 del mattino.

Questa sessione non deve influire sulla presenza alle lezioni serali, è appunto un Hoio-undo.

Oss!

domenica 15 febbraio 2009

Spunti e Conferme



Ognuno di noi ha le sue passioni, i suoi miti i suoi eroi. Sin da ragazzo non mi sono mai interessato agli sport “comuni”, mai interessato di calcio, pallavolo, tennis ecc. da bambino seguivo, assieme a mio papà, gli incontri di boxe dei grandi, Agler, Leonard, mano di pietra Duran, Monzon, ecc… e la pesca in TV, di Afro Carboni su TV Parma, capite bene che il mio panorama “sportivo” è da sempre al quanto limitato e dai 14 anni ho pensato di ridurlo ulteriormente interessandomi principalmente al Karate. Causa questa passione i miei “miti” sono da sempre i leggendari maestri della JKA i Maestri Nakayama, Kase, Asai, Shirai, Enoeda, Nyshiama, Tanaka, Naito, Yahara per citarne solo alcuni.

Il bello e il brutto del Karate è che non si può prendere il proprio Maestro (quando si ha la fortuna di averne uno) e tempestarlo di domande tentando di colmare la curiosità e la voglia di sapere, quindi leggo e rileggo le interviste fatte a questi grandi Maestri, gli aneddoti che li riguardano e le loro storie per trovare risposte o nuovi spunti.

Proprio questo mese, sul mensile Samurai, sono state pubblicate due di queste interviste, una fatta al Maestro Naito e una allo scomparso Maestro Nyshiama risalente al 1999.

Per fare un esempio di quello che voglio dire riporto di seguito solo due passaggi di queste interviste che mi hanno dato spunto e conferma.

Maestro Naito, lo spunto:
I bambini possono iniziare Karate da piccoli, a 5/6 anni, ma fino a 12/13 il Karate per loro deve essere solo un gioco, un divertimento (mai un obbligo!); è anche giusto che facciano le gare, che si abituino. Nell’età dell’adolescenza invece inizia a esprimersi la loro personalità, ed è a quel punto che bisogna iniziare a trasmettere loro la filosofia del Karate. E’ a quell’età che si deve iniziare a insegnare loro l’educazione della disciplina”.

Maestro Nyshiama, la conferma:
Domanda: Maestro che cosa ne pensa della possibilità di studiare altri stili di arti marziali, come lotta o Taekwondo, è un’idea positiva o negativa?
M. Nyshiama: “Bisogna raggiungere un certo livello nella propria arte marzia e prima di iniziare a studiare altre discipline. Guardarsi troppo attorno non va bene, si rischia di essere confusi. E’ necessario avere una solida base di conoscenza”.

venerdì 13 febbraio 2009

l'atteggiamento giusto

..."come la superficie levigata di uno specchio riflette qualunque cosa le stia intorno senza distorsioni e una valle silenziosa riechieggia anche i rumori più deboli;allo stesso modo lo studente di karate deve rendere vuota la mente da egoismi e debolezze"...
G.Funakoshy

Esame passaggio Kyu corso dei bambini

Mercoledì 11 Febbraio si è svolto l’esame di passaggio di Kyu del corso dei bambini, il Maestro Munari li ha esaminati valutando attentamente il loro grado di esecuzione dei Kyon (fondamentali), Kumite (combattimento) e Kata (forma).

Non tutti i genitori si aspettavano tanta serietà e rigore nella valutazione, l’esame non è stato un pro forma o il momento in cui si “regalano le cinture”, i bambini hanno dovuto dimostrare veramente cosa hanno imparato (e gli è stato insegnato) in questi mesi di pratica.

Io stesso che li seguo sono rimasto piacevolmente sorpreso di quanto, se opportunamente stimolati e “pressati”, siano in grado di fare e dimostrare. Il Maestro è riuscito a far fare bene anche a chi solitamente si dimostra un po’ più ….. “malmaturo”.

Se siano stati bravi o no non spetta a me dirlo, ma io sono rimasto molto soddisfatto.

E’ stato un bel momento, tutto il gruppo di Parma, bambini e adulti, si è ritrovato unito, occasione da ripetere magari per una cena o grigliata …. o di un week-end SHUN KU KAN …chissà cosa bolle in pentola… vedremo!!!

Grazie Luca e grazie Maestro.

Oss
Diego

giovedì 12 febbraio 2009

Il Nostro Calendario

Ciao,
per visualizzare il contenuto degli appuntamnti del nostro calendario occorre essere iscritti al BLOG e avere un account su Google. La procedura è molto semplice se avete difficoltà contattatemi.

Saluti
Diego

lunedì 9 febbraio 2009

Praticare Correttamente

Su Shotokan Karate Magazine ho letto una frase che mi ha veramente colpito, sostanzialmente affermava che è molto più facile ritirarsi su una montagna e allenarsi come un eremita che allenarsi correttamente pur avendo una famiglia, un lavoro, un mutuo, insomma a far fronte alle normali problematiche della vita quotidiana.

Incastrare i doveri famigliari e lavorativi con una corretta pratica del Karate è davvero un impresa da funamboli, basta dare uno sguardo alle date della nostra federazione per capire che le settimane dovrebbero essere almeno di 10 giorni per praticare correttamente e non trascurare nulla e nessuno.

Occorre quindi inventarsi alcuni stratagemmi per ritagliarsi il tempo necessario per la pratica, immagino ognuno abbia i propri che meglio si adattano alla propria quotidianità. A me è servita una frase del Maestro Munari, “…. occorre uscire dalla logica commerciale dell’ora di allenamento, basta fissarsi degli obiettivi, anche di 20 minuti, un Kata, un Bunkai…”.

Non vado oltre, mi piacerebbe che questo post venisse commentato da altri lettori.

sabato 7 febbraio 2009

Perché scegliere un arte marziale tradizionale



Arti marziali tradizionali Giapponesi e Sport da combattimento sono due cose distinte che non vanno confuse. Al di là della gestualità tecnica è lo spirito su cui si fondano che le rende differenti, non migliori ne peggiori l’una rispetto all’altra, ma profondamente diverse.
Aiki-do, Karate-do, Ken-do, Iai-do, Ju-do (e Ju-Jutsu) hanno in comune la definizione di arte e la desinenza “do”.
La qualifica di arte rende già chiaro che le arti marziali sono un mezzo per tendere all’eccellenza, al continuo miglioramento, è questo lo spirito che muove tutti gli artisti. Uno scultore, un pittore, un ballerino si dedicano al continuo perfezionamento della loro arte … ripetendo ripetendo provando … lo stesso è per un praticante di arti marziali.
La desinenza “do” significa via, per cui chi si avvicina alla pratica tradizionale deve sapere che sta per intraprendere un cammino che potrebbe durare una vita.
Il genitori che “mandano” i propri bambini a “fare” una di queste arti non devono farlo con leggerezza, la pratica di un arte marziale tradizionale è inizialmente dura, ripetitiva e severa ma se guidata nel modo giusto risulterà entusiasmante.
Il rispetto del Maestro, delle gerarchie e dei propri compagni sono alla base di queste discipline, anche la punizione, ora mai fuori moda, ritrova ancora spazio e il suo valore educativo.
Prima di scegliere cosa praticare è importante informarsi, Karate, Judo, Aikido, Ju-Jutsu godono tutte della stessa dignità ma differiscono tra loro per storia e tecnica, quindi girate per le palestre guardate, chiedete e provate.
Se invece avete già scelto la vostra arte ma non sapete con quale Maestro o con quale società praticarla, informatevi bene, ricordate se siete genitori gli state affidando vostro figlio/a. Verificate se la società è affiliata a una federazione seria, se gli istruttori si aggiornano e hanno a loro volta un o dei maestro. Gli istruttori “non sono un’isola” e i Maestri sono rari.
Non fatevi incantare dai DAN, devono essere commisurati agli anni di pratica e alle capacità. Riporto sempre l’esempio del Maestro di Karate Hirosci Shirai, la sua vita è stata esclusivamente dedicata allo studio del Karate, ha oltre 50 anni di pratica ed è attualmente 9° Dan. In soli 20 anni non si arriva a 10°DAN
Un’ultima cosa, è rarissimo trovare un Maestro che abbia dovuto usare la propria arte per combattere e difendersi nella vita quotidiana, imparare a evitare “i guai” e a controllarsi nelle difficoltà sarà il valore aggiunto che otterrete dalla pratica.

giovedì 5 febbraio 2009

Karate Tradizionale Shotokan a Parma

Benvenuti, questo è il blog della società sportiva SHUN KU KAN.

La società sportiva Shun Ku Kan , unica scuola di Karate tradizionale Shotokan in Parma organizza corsi per bambini, ragazzi e adulti.
I corsi sono tenuti da insegnanti 3° Dan, con 20 anni di esperienza, i quali si avvalgono della direzione tecnica del Maestro Maurizio Munari della scuola Akarui Dojo di Reggio Emilia. Il Maestro, 6° Dan, è allievo del Maestro Hiroshi Shirai, 9° Dan, con cui pratica con cadenza settimanale, garantendo quindi un elevato livello tecnico.
La federazione è la F.I.K.T.A., (Federazione Italiana Karate Tradizionale), in cui, stile e spirito sono quelli del Karate tradizionale insegnato dal Maestro Hiroshi Shirai, il Maestro che ha reso grande il Karate Italiano nel mondo e nostro punto di riferimento.
I praticanti tesserati F.I.K.T.A, seguono regolarmente corsi provinciali, regionali e nazionali, tenuti dai migliori Maestri di Karate italiani e dai Maestri Hiroshi Shirai e Takeshi Naito.
Insistiamo moltissimo sulla parola tradizionale perché è quello che distingue la nostra federazione e quindi la nostra scuola dal restante panorama del Karate italiano.
Riassumere in una paginetta cosa sia per noi il Karate è difficile, proviamo a farlo con una massima che continuamente ripetono i nostri Maestri, "Karate ni sente nashi": "non attaccare mai per primo" la quale non significa solamente non usare il Karate per combattere, ma il suo significato va ben oltre, è un modo di comportarsi e di vivere quotidiano. Seguendo questo principio, si avrà, in modo naturale, una morale, si svilupperà una certa spiritualità che deve accompagnarci tutti i giorni ….. inseguendo questa morale si arriva a “Karate no shugyo wa issho de aru” che significa “Il karate si pratica tutta la vita”.
Se con queste poche righe abbiamo risvegliato in voi un poco di interesse non esitate a contattarci.