venerdì 27 febbraio 2009

SHU HA RI


SHU HA RI è il termine giapponese con cui si definisce il rapporto tra allievo e maestro.

SHU (obbedire - proteggere) è il rapporto che ha l’allievo verso il maestro nei primi anni di pratica, è assimilabile al rapporto tra un padre e il figlio sino all’età dell’adolescenza. L’allievo assorbe tutto quello che gli insegna il maestro, non discute su nulla … possiamo dire “pende dalle sue labbra”. Il Maestro guida l’allievo come un padre che cresce il figlio, segue e incoraggia i suoi progressi. E’ in questa fase che vengono gettate le solide basi per il futuro.
HA (rottura - frustrare) è il cambiamento che avviene, indicativamente, quando l’allievo arriva al 1° DAN, vuole cominciare a uscire dagli schemi e dare personalità alla propria pratica. In questa fase l’allievo mette in discussione il proprio Maestro. Per il Maestro comincia un periodo di “frustrazione”, l’allievo comincia le suo domande con “Perché?…”. A questo livello il Maestro è “Il Maestro di un arte” ma l’allievo comincia a essere l’istruttore di qualcuno .

RI è il momento in cui l’allievo è salito di grado, una cintura nera di alto livello. Arrivati a questo punto l’allievo vuole avere la sua scuola, insegnare il suo Karate, il Karate visto con i suoi occhi, con la sua personalità. L’allievo continua a crescere ma grazie alla sua curiosità e all’auto scoperta, alla sperimentazione.

SHU HA RI non è un processo lineare, è assimilabile a una serie di cerchi concentrici. Esiste SHU che contiene HA, e SHU HA che contengono RI.
Se l’allievo non sorpasserà mai il suo Maestro, alla meglio l’arte stagnerà. Se l’allievo non arriverà almeno al livello del Maestro, l’arte si deteriorerà. Ma se l’allievo riuscirà ad assimilare tutto il sapere del Maestro e migliorare, quindi aggiungere, l’arte continuerà a crescere e progredire.
Quanto scritto è stato da me tradotto da un testo in inglese, ma l’idea di postare questo argomento nasce da un articolo che ho letto tempo fa su Samurai scritto da Sergio Roedner. In ogni modo credo che chiunque pratichi viva, in base al proprio livello e al tempo di pratica, questa esperienza.

5 commenti:

Alessandra C. ha detto...

sono molto d'accordo con questa "definizione" del rapporto allievo-meastro. è da un anno che mi alleno con Luca e ho dovuto rivedere diversi aspetti del mio karate e ancora ce ne sono tanti in corso di "ristrutturazione". i primi mesi è stato complesso l'adeguamento al nuovo e differente approccio alla pratica. ero abituata ad un altro genere di cose e ho dovuto spesso azzerare quelle che erano certe mie sicurezze o meccanismi consolidati. quindi, al momento mi sento decisamente nella fase SHU, perchè mi accorgo di avere tantissime cose ancora da recepire e sono contenta di farlo e sono contenta di aver trovato un ambiente molto stimolante, un gruppo variegato e appassionato e un insegnante che mi spinge ad essere migliore di quello che sono, a fare sempre meglio, ad andare un po' oltre quello che sembra sufficiente. a non accontentarmi, insomma :)

PS: vedendo un mio ex-collega del mio vecchio dojo che, dopo 18 anni di pratica e di studio accanto allo stesso maestro, ha raggiunto il suo stesso maestro e ha iniziato una personale esperienza di insegnamento fondando un nuovo dojo, credo di aver avuto un'esperienza indiretta di SHU HA RI. parlando con lui ho avuto la percezione di quanto fosse grande l'entusiasmo e la voglia di andare sempre oltre, di indagare, di fare karate e di trasferirlo ad altri, non solo come arte, ma anche come esperienza di vita.

Fabrizio ha detto...

Considerando la mia età, nonostante la passione, credo che sarà un gran risultato se raggiungerò l'"HA" e, comunque, continuerò sempre a praticare "SHU". Credo che avere un maestro che, fuori dal dojo è anche un amico sia una gran fortuna. Questo fa la differenza per il gruppo, lo rende solido e affiatato.
OSS

a.schiaretti ha detto...

Parole sante. E' molto difficile crescere anche per chi è in una fase HA ed avviarsi correttamente in una fase RI se non si posiede una fonte SHU(Maestro), dato che le molte domande che ti si accavallano nel momento della pratica anche interiore non trovano facilmente risposta. Da questo punto di vista la concentricità del sistema risulta essere quasi un DO (Strada) a spirale da percorrere verso il centro in un continuo salire verso l'inalzarsi dell'arte stessa. Sapete come lo traduco io, SHUN KU KAN (Verso la vetta); forse colui che ha inventato questo nome x una palestra di karate tradizionale intendeva riferirsi proprio a questi concetti? Mi farebbe proprio piacere sapere il parere di Cesare al riguardo.Comunque resta il fatto che grazie a Luca a Parma abbiamo la possibilità nuovamente di avere un vero Maestro una reale e inmensa fonte di sapere, per cui ancora grazie Luca e Grazie Maestro. OSS

Cesare ha detto...

In effetti Shun ku kan vuol proprio dire verso la vetta, tendi alla perfezione, migliora costantemente; non è altro che la via del Karate (karate-do), in cui ogni giorno si ricomincia da capo rimettendosi sempre in discussione.
Secondo me, anche chi ha raggiunto la fase RI ricomincia ogni giorno attraversando di nuovo la fase SHU: l'insegnamento infatti è anche apprendimento, perchè nel momento in cui trasmettiamo qualcosa rimettiamo in discussione ciò che davamo per scontato. Oss

a.schiaretti ha detto...

Ci@o Cesare.
Grazie per la risposta ed anche per la riflesione, che trovo altresì vera ed utile oltre che nell'arte anche nella vita quotidiana.Per esempio x esperienza personale (lavoro)quando si è chiamati ad istruire o comunque a trasmettere le proprie conoscenze,nello studente si riflettono come in uno specchio i propri errori, e qui, lo studente di karate che è in noi, si rivede e si mette in discusione e modifica se stesso, umilmente aprendendo dal proprio alievo per crescere ulteriormente. Da questo si può affermare che il karate non è uno sport individuale, ma un'Arte x Tutti che si pratica tutta la vita.OSS

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